PER APPROFONDIRE

Non aumentare ma unire: la strategia corretta sugli armamenti per garantire sicurezza all’Europa

Di fronte al disimpegno degli Stati Uniti in Ucraina, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha proposto un piano in cinque punti per riarmare l’Europa e proseguire il sostegno a Kyiv.
Se l’obiettivo è la sicurezza dell’Europa intera e unita, è fondamentale che la risposta non sia solo quella di un rafforzamento delle singole capacità nazionali, ma l’integrazione e la creazione di una vera politica di difesa comune. Non basta coordinare le forze armate nazionali, è necessaria la creazione di un esercito europeo, pronto ad affrontare le sfide di un mondo sempre più frammentato e instabile. Non serve aumentare gli armamenti, serve unire.

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L’Ucraina resiste da tre anni, l’Europa ha ancora il coraggio di esistere?

All’alba del 24 febbraio 2022, la Russia scatenava un’invasione su larga scala contro l’Ucraina, riportando il flagello della guerra sul continente europeo e minando le fondamenta della sicurezza e della stabilità internazionale. Tre anni più tardi, l’Europa rischia di essere tagliata fuori dalle trattative che delineeranno il futuro della regione, e con lei la possibilità di una pace giusta e duratura.
Come Gioventù Federalista Europea ribadiamo con fermezza il nostro pieno sostegno all’Ucraina e al suo popolo. Inoltre, chiediamo alle Istituzioni europee di assumersi le proprie responsabilità e di riconoscere il bivio che si trovano ad affrontare: emanciparsi o soccombere.

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Il presente impone all’Unione europea di farsi garante e riformatrice del multilateralismo

La strategia del “divide et impera” adottata da Donald Trump sta già producendo effetti tangibili. L’assenza di contromisure adeguate rischia di gettare un’ombra inquietante sugli anni a venire, rendendo urgente una riorganizzazione dell’ordine globale.
Nel breve termine, l’Unione europea si deve fare carico della copertura dei contributi non versati dagli Stati Uniti nelle Istituzioni multilaterali, anche nell’ottica di evitare che diventino dipendenti dai contributi di Paesi che non rispettano pienamente i valori e i diritti universali. Occorre salvare il sistema multilaterale dalla prepotenza degli Stati più forti, e non perché sia il modello perfetto, ma perché è l’unico su cui possiamo contare oggi. Occorre, infatti, anche avanzare il ragionamento sulla necessità di una profonda riforma strutturale delle Istituzioni globali.
Il vero antidoto al caos non può che essere una governance mondiale fondata su principi democratici e sul superamento di una logica statocentrica.

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Il Ddl Sicurezza mette l’università sotto sorveglianza e la democrazia sotto pressione

La storia del federalismo europeo è una storia di resistenza contro il potere totalitario e di costruzione di un potere politico nuovo, di cui sono pilastri la libertà di pensiero, la partecipazione politica e il diritto alla privacy. La Gioventù Federalista Europea non può quindi che ritenere allarmante quanto previsto dall’articolo 31 del Ddl Sicurezza, in discussione al Senato, che impone di fatto a università ed enti di ricerca l’obbligo di collaborare con i servizi segreti su loro richiesta. Questo articolo rischia di trasformare le università da luoghi di libertà intellettuale a potenziali spazi di sorveglianza.
Ci uniamo con forza alle proteste contro questo decreto e richiama tutti i Parlamentari e i membri del Governo a una profonda riflessione sul suo contenuto.

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Von der Leyen e Erdoğan: un’alleanza sulla pelle dei rifugiati

Le dichiarazioni della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante la sua visita ad Ankara al Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, incentrata sulla crisi siriana, ci lasciano interdetti.
Non possiamo accettare che, ancora una volta, l’Unione europea promuova politiche di esternalizzazione, né che la Presidente della Commissione plauda a una alleanza in questo senso con un Paese antidemocratico e che viola costantemente i diritti umani. L’Unione europea deve dotarsi di una politica migratoria comune, di una politica estera unica, e deve assumersi la responsabilità della gestione delle proprie frontiere.

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Il fenomeno migratorio manca di un approccio europeo, e l’audizione di Magnus Brunner lo conferma

Il Parlamento europeo si appresta a votare la nuova Commissione von der Leyen. Di fronte a una delle sfide più urgenti che questa dovrà affrontare, vogliamo lanciare un messaggio chiaro, ispirato ai principi fondamentali della rete Europa porta Europa di cui facciamo parte: è necessario un cambiamento radicale nella politica migratoria europea.
L’attuale sistema è insostenibile. Le politiche basate su chiusura e inerzia istituzionale hanno fallito, sacrificando la solidarietà e la dignità umana. Durante l’audizione di Magnus Brunner, candidato Commissario europeo per gli Affari Interni e le Migrazioni, non abbiamo trovato alcun segnale di svolta. Al contrario, la direzione sembra essere quella di consolidare lo status quo.
Non possiamo più accettare questa indifferenza. L’Unione europea deve agire da protagonista, dimostrando che esistono soluzioni efficaci e umane, che mettono al centro le persone e il rispetto dei diritti fondamentali.

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Emanciparsi o soccombere: le due alternative per l’Europa dopo l’elezione di Trump

Nelle elezioni presidenziali statunitensi, Donald Trump ha sconfitto Kamala Harris, tornando alla Casa Bianca. Durante il suo primo mandato, i rapporti tra Stati Uniti e Unione europea si erano deteriorati, e il rischio è che il suo ritorno possa aggravare la mancanza di cooperazione transatlantica.
La Gioventù Federalista Europea sollecita i Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea a intraprendere riforme strategiche e strutturali, affinché l’Unione possa affermarsi come attore globale forte e autonomo, e a non abbandonare il lavoro portato avanti in questi anni, nel sostegno all’Ucraina e nella promozione di politiche comuni.

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Medio Oriente, una regione senza pace: riflessione della GFE a un anno dal 7 ottobre

L’attacco terroristico coordinato da Hamas il 7 ottobre dell’anno scorso ha scatenato una nuova spirale di violenza nel conflitto tra Israele e Palestina. Nonostante gli appelli della comunità internazionale per un cessate il fuoco e una mediazione in linea con le risoluzioni ONU, le divisioni tra gli Stati e l’inefficacia nell’imporre una linea comune hanno portato a un nulla di fatto.
Con centinaia di ostaggi israeliani ancora prigionieri e l’emergenza umanitaria a Gaza che ha raggiunto livelli senza precedenti, la situazione è fuori controllo. L’Unione europea, insieme agli attori internazionali disposti a impegnarsi per una pace duratura, può e deve proporsi come forza promotrice di un nuovo assetto regionale, fondato sul rispetto reciproco e sul dialogo. Un contributo che non solo porrebbe fine alle violenze, ma potrebbe essere il primo passo verso una stabilità duratura e condivisa, nell’interesse di tutti i popoli coinvolti.

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La rete Europa porta Europa si presenta al nuovo Parlamento europeo a Strasburgo

Nella settimana di insediamento del nuovo Parlamento europeo, i rappresentanti di Europa porta Europa si sono recati a Strasburgo per riportare ai decisori politici i punti chiave del manifesto che conduce la loro azione.
Giovedì 18 luglio, i rappresentanti di Europa porta Europa hanno partecipato alla manifestazione organizzata dall’Union of European Federalists (UEF) davanti all’ingresso del Parlamento europeo, chiedendo una riforma dei Trattati europei.
La rete ha quindi proseguito il lavoro all’interno del Parlamento europeo, discutendo con gli Eurodeputati sul percorso intrapreso finora e sulle possibilità di collaborazione tra società civile e Istituzioni europee.

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Il nuovo Parlamento europeo si impegni per un’Europa più forte e unita

Il nuovo Parlamento europeo post-elezioni di giugno ha visto il Partito Popolare Europeo mantenere il primo posto per numero di seggi, seguito da Socialisti e Democratici e da Renew Europe, sebbene ridimensionati. È cresciuta la presenza di forze sovraniste ed euroscettiche, che ora occupano quasi un quarto dei seggi.
Le elezioni riflettono il disappunto verso l’efficacia dell’Unione europea nel rispondere alle crisi. La riforma dei Trattati, eliminando il voto all’unanimità e istituendo una politica estera unica, è la via da percorrere per ottenere un’Europa davvero forte, coesa e capace.

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olga osuchowska

olga.osu@icloud.com

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