Le parole pronunciate da Magnus Brunner nella sua audizione da Commissario europeo per gli affari interni e le migrazioni davanti ai Parlamentari europei non fanno emergere alcun nuovo strumento europeo che possa risultare efficiente nell’affrontare la sfida migratoria. Una sfida che, nell’ultimo Consiglio europeo, il Presidente Charles Michel ha definito “europea e bisognosa di un approccio europeo”.
Sebbene privo di una consolidata esperienza nel campo delle migrazioni, Brunner ha esposto il suo legame personale con il tema, ricordando le somiglianze tra Höchst, sua città natale, e Schengen, e richiamando il fenomeno migratorio degli anni ’90 dalla Jugoslavia verso l’Austria, sottolineando l’impatto positivo che ha avuto sull’economia e sulla società austriaca.
Tuttavia, il Commissario candidato ha da subito voluto porre il distinguo tra la migrazione regolare e quella irregolare, per la quale ha ribadito il sostegno al Patto sull’Asilo e la Migrazione, una politica a suo dire “giusta ma decisa”, che prevede accoglienza per chi ha bisogno di asilo e allontanamento di chi non ha diritto di permanere sul continente. A nostro modo di vedere, invece, lo stesso manca dell’obiettivo cruciale: proteggere le persone migranti, garantire maggiore sicurezza e avanzare nella tutela dei diritti.
Siamo d’accordo con Brunner nel sottolineare la necessità di equilibrare la sicurezza dei confini con il rispetto dei diritti umani. Tuttavia, non abbiamo riscontrato alcuna proposta concreta su come garantire questo equilibrio, né abbiamo riscontrato una qualsiasi prospettiva europea nel farlo.
Nella sua audizione, Brunner ha insistito sulle “questioni nazionali” in merito agli accordi che Stati europei hanno stretto con Paesi terzi sulle migrazioni, come si coniuga questo aspetto con l’approccio europeo decantato da Michel? Come si possono rispettare i diritti delle persone migranti se le politiche dei Paesi terzi con cui gli Stati europei stringono accordi non sono sottoposte a un rigoroso monitoraggio? Come si può parlare di sicurezza se si considera “sicuri” Paesi noti per discriminazioni e violazioni dei diritti? E ancora, come si può, come ha fatto Brunner, non escludere la possibilità di impiegare fondi europei per il finanziamento di vergognose barriere alle frontiere?
Durante l’audizione si è parlato anche di Frontex e delle ONG, riguardo alle quali la risposta è stata vaga: “fanno un lavoro eccezionale, ma devono rispettare le regole.” Tutto qui. Nessuna analisi approfondita, nemmeno per i salvataggi in mare, un ambito in cui l’Europa sembra ancora in stallo, attendendo che siano i singoli Governi a intervenire. A tal proposito, ciò che potrebbe accadere ha dello spaventoso.
La rete “Europa porta Europa”, di cui fanno parte le associazioni sottoscritte, è nata a Lampedusa un anno fa, nel decimo anniversario della tragedia del 3 ottobre 2013 che costò la vita a 368 migranti, e si è formata proprio per chiedere un cambiamento della politica europea che risponda alle sfide della società attuale.
Dal 2013, la mancanza di una politica migratoria coesa ha causato oltre 22.000 morti. Alcune tragedie, come il naufragio di Cutro del 26 febbraio 2023, hanno attirato l’attenzione mediatica, ma altre, come i naufragi nel Golfo di Sant’Eufemia il 14 aprile 2024 o a Roccella Jonica il 17 giugno 2024, sono passate quasi inosservate, banalizzate come tragici eventi di routine. L’indifferenza istituzionale verso la vita umana non può trasformarsi in una norma accettabile.
L’approccio europeo non può limitarsi all’esternalizzazione delle frontiere, alla stipula di accordi con Paesi terzi spesso complici di abusi, o al Patto per la Migrazione e l’Asilo. Un autentico approccio europeo vedrà la luce solo quando l’Unione europea sarà dotata di competenza esclusiva in materia migratoria e promuoverà politiche umane, rispettose dei diritti e in linea con i principi fondanti di solidarietà e dignità umana.
Gioventù Federalista Europea
Giovani delle Acli
Movimento Europeo Italia
One Hour for Europe
Europiamo
Base Italia
YouthMed
Evento online sulla difesa europea
Giovedì 5 dicembre alle ore 18:00 si svolgerà un incontro online sulle sfide e le opportunità di una difesa europea, organizzato dall’Ufficio del Dibattito della GFE in collaborazione con il Centro Studi sul Federalismo.
Relatori saranno Teresa Coratella e Domenico Moro. Moderatrice sarà Amanda Ribichini.