L’agenzia di stampa AFP riporta che il Governo israeliano avrebbe definito una data per l’operazione di terra su Rafah.
Secondo i dati forniti da WHO e OCHA, oggi a Gaza si contano più di 33mila morti civili, di cui più del 70% donne e minori, 75mila feriti e più di 7mila dispersi. Lo stato di carestia catastrofica (IPC Phase 5) affligge 1.1 milioni di persone e l’acqua potabile è il 10% di quanta disponibile prima del conflitto. Da ottobre, sono stati distrutti o danneggiati 368mila edifici civili (più del 60% dell’intera area), incluse 438 Scuole, 627 luoghi di culto, 93 presidi sanitari.
Gaza è oltre il punto di non ritorno, e Rafah oggi da sola ospita quasi tutti gli 1.7 milioni di sfollati del conflitto. Un’operazione di terra, che come osservato dal dipartimento di stato americano non avrebbe un piano di evacuazione adeguato, rischia di trasformarsi in un massacro di civili senza precedenti.
Quanto sta accadendo in Medio Oriente è ulteriore dimostrazione dell’irrilevanza in campo geopolitico di un’Unione europea priva di una politica estera comune: fintanto che l’azione diplomatica europea si limiterà alla voce, spesso contraddittoria, dei Governi degli Stati membri, non le sarà possibile contribuire alla costruzione di alcuna condizione di stabilità e pacificazione, tra Israele e Palestina come in ogni altra area in conflitto nel mondo.
La Gioventù Federalista Europea si unisce con forza alle richieste di cessate il fuoco, di rilascio degli ostaggi e di rispetto del diritto internazionale umanitario, condannando con fermezza ogni prospettiva di ulteriore aggravio del conflitto, e chiede che le Istituzioni europee si attivino seriamente per la creazione di una vera e propria politica estera europea.
La risposta dell’Unione europea su Gaza è tardiva, timida e incompleta, ora serve un’iniziativa politica all’altezza dei nostri valori
Benché tardiva, è arrivata una risposta europea agli atti criminali commessi da Israele a Gaza. Accogliamo con favore questa presa di posizione, ma ci rammarichiamo che sia arrivata solo dopo un attacco ai diplomatici europei, e non davanti alla tragedia umanitaria in corso.
L’Unione europea è oggi l’unica comunità politica al mondo che abbia interesse nell’affermazione di un ordine internazionale fondato sul diritto internazionale e su Istituzioni multilaterali garanti della pace. Solo un’azione pienamente europea potrà rendere l’Unione protagonista della costruzione di un nuovo ordine in Medio Oriente, fondato sul superamento della logica della sovranità assoluta.