Tra l’1 e il 2 dicembre, Gioventù Federalista Europea, JEF Europe e JEF Albania si mobiliteranno a Tirana, Shengjin e Gjadër per partecipare alla manifestazione contro il controverso accordo tra il Governo italiano e quello albanese, che prevede la detenzione in Albania dei migranti prossimi al rimpatrio. L’iniziativa è promossa da Network Against Migrant Detention.
Questo patto segna l’ennesima fase di esternalizzazione delle frontiere e introduce strutture di detenzione amministrativa per i migranti, creando un pericoloso precedente nel contesto europeo. Si tratta di un meccanismo di repressione e confinamento che mina i principi della libertà di movimento e del diritto di asilo, elementi fondanti della nostra convivenza democratica.
Come federalisti europei, impegnati per un’Europa di pace e solidarietà, non possiamo accettare un simile attacco ai diritti fondamentali dei migranti.
Allo stesso modo, non possiamo accettare che il Governo italiano metta in discussione la magistratura, sia a livello nazionale che europeo, accusandola di perseguire fini politici invece di garantire il rispetto delle norme giuridiche. Tali dichiarazioni alimentano una narrazione tossica e divisiva volta a manipolare l’opinione pubblica e rischiano di erodere il rispetto dello Stato di diritto, principio fondamentale che regola la convivenza democratica e il funzionamento di una società basata sulla giustizia e sull’equità.
Condanniamo inoltre non solo la complicità, ma anche l’incoraggiamento attivo dell’esternalizzazione della migrazione da parte degli Stati membri. Pur parlando di un “approccio europeo” alla sfida migratoria, gli Stati membri non solo hanno approvato la politica italo-albanese, ma molti intendono replicarla. Ben quindici Stati membri hanno lanciato un appello congiunto lo scorso maggio proprio sulla necessità di sviluppare ulteriormente l’esternalizzazione della politica migratoria e di asilo. Le Istituzioni europee, che hanno già reso nullo qualsiasi concetto di solidarietà con i più vulnerabili nel Patto sulla migrazione e l’asilo, continuano a ignorare l’obiettivo principale di una politica migratoria umana: salvare vite, integrare i migranti nella società europea, assicurare condizioni di asilo dignitose, garantire procedure di asilo eque e trasparenti e assicurare la sicurezza collettiva.
Ribadiamo la necessità di un sistema comune di migrazione e asilo dell’Unione europea, sostenuto da una politica estera unica e coerente, in grado di salvare vite umane, di affrontare le cause alla radice nei Paesi di origine e di transito e di offrire percorsi sicuri e legali più ampi e accessibili per migrare in Europa.
Chiediamo a gran voce il ritiro totale dell’accordo tra Italia e Albania e sollecitiamo un dialogo costruttivo all’interno delle istituzioni sovranazionali, con l’obiettivo di gestire le migrazioni in un modo che si basi sul rispetto dei diritti umani e dei valori di solidarietà e umanità che l’Europa deve incarnare.
Alziamo la voce oggi per ricordare che quando parliamo di migrazioni, parliamo di persone, di esseri umani che meritano dignità e rispetto.
Non aumentare ma unire: la strategia corretta sugli armamenti per garantire sicurezza all’Europa
Di fronte al disimpegno degli Stati Uniti in Ucraina, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha proposto un piano in cinque punti per riarmare l’Europa e proseguire il sostegno a Kyiv.
Se l’obiettivo è la sicurezza dell’Europa intera e unita, è fondamentale che la risposta non sia solo quella di un rafforzamento delle singole capacità nazionali, ma l’integrazione e la creazione di una vera politica di difesa comune. Non basta coordinare le forze armate nazionali, è necessaria la creazione di un esercito europeo, pronto ad affrontare le sfide di un mondo sempre più frammentato e instabile. Non serve aumentare gli armamenti, serve unire.