Una campagna social per dimostrare la propria vicinanza al Parlamento Europeo, nel cuore dei negoziati per il prossimo quadro finanziario pluriennale e il cosiddetto Recovery Plan, meglio noto come Next Generation EU.
«Sosteniamo il Parlamento Europeo perché in questo momento di profonda difficoltà per tutti i cittadini dell’Unione è l’organo istituzionale che può rappresentare l’interesse comune degli europei – spiega Antonio Argenziano, Segretario Generale della GFE – Lo sta facendo in questi giorni per le trattative sul Recovery Plan; potrà e dovrà farlo nelle prossime settimane in vista della Conferenza sul futuro dell’Europa e per rinnovare un’Unione europea che necessita di riforme strutturali: dall’introduzione di una capacità fiscale europea, fino ad arrivare alla necessità di avviare un processo costituente. Se in queste settimane le posizioni del PE prevarranno sui veti statali, potremmo guardare con maggiore fiducia all’Europa del futuro, come europei»
Ad oggi l’iniziativa è portata avanti, oltre che dalla Gioventù Federalista Europea, da:
- Alternativa Europea
- Bar Europa
- CGIL – Confederazione Generale Italiana del Lavoro
- CISL – Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori
- Europa in Movimento
- EuropaNow
- Figli Costituenti
- FutureDem
- GaragErasmus
- Giovani delle Acli
- GEV – Giovani Europeisti Verdi
- GFE – Gioventù Federalista Europea
- La Nuova Europa
- Movimento Europeo in Italia
- One Hour for Europe
- Radicali Italiani
- UIL – Unione Italiana del Lavoro
- UDU – Unione degli Universitari
- Volt Italia
- YouthMed
(*lista in continuo aggiornamento)
Di seguito il testo completo
Siamo un coordinamento di associazioni europeiste e federaliste che hanno deciso di prendere posizione durante questo braccio di ferro in corso tra nazionalismi contrapposti a spese dei cittadini europei. Stiamo assistendo ad un momento drammatico nella storia dell’Unione, il numero dei contagiati da Covid-19 è pericolosamente risalito e l’intera Europa è costretta di nuovo a fare i conti con una pandemia che è tutt’altro che superata. Nell’emergenza si è misurata la capacità di resilienza delle diverse istituzioni europee. I primi a rispondere, pur con risorse e strumenti limitati, sono stati la Banca Centrale Europea, la Commissione e il Parlamento.
Il Consiglio europeo, invece, è da due anni che non riesce a decidere sul bilancio pluriennale post-Brexit e sta dimostrando tutti i suoi limiti anche nella capacità di rispondere rapidamente alle emergenze politiche. Si tratta di un’istituzione intergovernativa inadeguata, le cui ambizioni sono spesso frustrate dal diritto di veto e dalla regola dell’unanimità, spesso sottoposta agli interessi dei singoli governi nazionali, poco lungimiranti. A farne le spese sono l’interesse comune europeo e i cittadini europei.
Nel corso della storia del processo di integrazione il Consiglio europeo è sempre stato il peggior elemento di reazione e anche in questi giorni si conferma questa tendenza. Un esempio è il caso della Legge sul clima approvata dalla Parlamento, camera di rappresentanza dei cittadini, con cui si propone di ridurre le emissioni di gas serra del 60% entro il 2030. Il Consiglio non è in grado di trovare un accordo e ha rimandato ogni tipo di discussione e decisione in merito. Non solo, a margine dell’ennesimo Consiglio europeo inconcludente, alcuni capi di Stato hanno accusato il Presidente Sassoli di voler bloccare l’accordo sul prossimo bilancio europeo (il Quadro Finanziario Pluriennale) e sul Next Generation EU, quando in realtà sta rappresentando un Parlamento che cerca di salvare gli interessi degli europei limitando gli innumerevoli tentativi di compromesso al ribasso imposti dal Consiglio. Il governo dell’Olanda, alla guida dei cosiddetti “frugali”, minaccia da settimane il veto sul recovery plan per difendere l’aumento degli sconti (“rebates”) ai contributi sul bilancio già ottenuti nell’accordo di questa estate; mentre i governi ungherese e polacco continuano a non voler accettare che l’erogazione dei fondi europei sia corrisposta da un rispetto dello stato di diritto e il premier sloveno è arrivato a sostenere che il Parlamento non è legittimato a chiedere di aumentare il bilancio pluriennale dell’UE.
La miopia politica con cui i singoli capi di Stato attaccano il Parlamento europeo è sotto gli occhi di tutti.Il Parlamento infatti ha il dovere e il diritto di esprimersi sul bilancio e di farlo nell’interesse dei cittadini europei, senza piegarsi ai biechi egoismi nazionali, tenendo fede a punti politici centrali:
• Mantenere un adeguato ammontare di risorse per i programmi europei che gli Stati vogliono ridurre, come ad esempio Erasmus, Horizon, Eu4Health, Fondo Sociale Europeo+;
• Introdurre un calendario vincolante per l’introduzione delle nuove risorse proprie. Questo perché ritrovarsi tra qualche anno senza entrate indipendenti dai singoli bilanci nazionali porterebbe a far gravare il peso degli investimenti del Next Generation EU direttamente sui cittadini europei;
• Difendere i diritti delle persone, vincolando i finanziamenti europei in ogni Stato Membro al rispetto della democrazia e dello stato di diritto. Il Parlamento Europeo potrebbe ora approvare subito il regolamento per reperire i fondi straordinari destinati ai Paesi Membri per fronteggiare la crisi attuale e rilanciare l’economia con investimenti sostenibili (la cosiddetta Recovery and Resilience Facility) e quindi difendere con ancor più forza questi tre punti nei negoziati sul bilancio dei prossimi anni.
In questo modo, il Parlamento Europeo potrà affermare il suo ruolo politico di rappresentante dei cittadini europei, senza essere subalterno alle dinamiche del Consiglio, e guidare un necessario processo di riforma dell’attuale Unione Europea, a partire dall’occasione offerta dalla Conferenza sul Futuro dell’Europa. Noi siamo al fianco del Parlamento Europeo in questa battaglia, perché ciò significa stare al fianco di tutti i cittadini dell’Unione.
Invitiamo allora tutti i cittadini europei a condividere questa posizione, pubblicando una foto con la bandiera europea, taggando il Parlamento Europeo e usando l’hashtag #IoStoConilPE (#ISupporttheEP). Sosteniamo il Parlamento europeo, per evitare l’ennesimo compromesso al ribasso. Resistere ora è il miglior modo per dimostrare ai cittadini che hanno ragione a credere ancora nel progetto europeo.
Roma, 26 ottobre 2020